Il Sorgere della Luna
Solitamente sono molto preciso nell'organizzare le mie escursioni fotografiche: vado prima a caccia di qualche foto che mostri degli scorci che personalmente ritengo interessanti; successivamente studio la loro posizione su Google Earth. Se distanza da casa e location sono favorevoli si passa alla fase progettuale nella quale cerco di capire il periodo dell'anno migliore per effettuare la spedizione, le condizioni atmosferiche ideali e, se possibile, provo già ad elaborare nella mia mente alcune soluzioni compositive...
Ma questa volta non era andata così: sfogliando il photostream su Flickr di un amico, mi sono imbattuto in una serie di scatti dolomitici effettuati sulle sponde di un lago dalle acque cristalline... affascinato ed estasiato dalla visione, ho chiesto precipitosamente le informazioni necessarie per raggiungere il posto e per capire come muovermi una volta arrivato.
Il soggetto ripreso in quelle foto era il Gruppo dell'Alpago alla luce del tramonto, riflesso nel bacino naturale del Lago di Santa Croce nel bellunese. Il luogo distava due ore e mezza di auto da casa mia, ma il suo fascino ormai mi aveva già conquistato...
10 Gennaio 2009, le nevicate del periodo natalizio avevano sommerso di neve anche le zone che si trovavano a quote relativamente basse; dopo qualche giorno di maltempo, il giorno prima un freddo vento aveva cacciato via la perturbazione lasciando posto ad un cielo terso che garantiva un'ottima visibilità. Purtroppo quel giorno per motivi di lavoro non potevo permettermi un viaggio così lungo e dovetti rimandare al giorno successivo. Le condizioni atmosferiche erano similari, le immagini viste meno di una settimana prima erano ancora stampate nella mia mente e da lì non se ne volevano andare!
Il tramonto era previsto per le 17:45; non appena finito il pranzo, ho caricato nel bagagliaio dell'auto l'attrezzatura fotografica e il vestiario necessario, preparato con cura la mattina stessa, nonché qualcosa che mi permettesse di riempire lo stomaco!! La temperatura prevista si aggirava sotto lo zero: il freddo sarebbe stato pungente, non ci si sposta molto in queste occasioni... giacca a vento, sciarpa, berretto, guanti... tutto sarebbe servito per proteggermi, anche un bel paio di calze di lana!! La mia piccola D40 in teoria era in grado di reggere bene quelle temperature con gli accorgimenti del caso (mantenendo il più possibile la reflex al riparo dall'aria gelata, si riesce a prolungare di non poco la durata della batteria!): però, onde evitare spiacevoli sorprese, decisi comunque di portare con me qualche sacchetto antigelo ;-)
Arrivato con un buon margine d'anticipo sulle sponde del lago, restai per qualche istante ad ammirare la vastità della scena che si presentava ai miei occhi. Dopo il primo momento di spaesamento, tornai in me e tornò ben presente il mio primo obiettivo della giornata: cercare la location per questa sezione di scatti! Mi ricordai dei suggerimenti datimi, ma il luogo non corrispondeva a ciò che stavo cercando. Per cui risalii in macchina e mi portai sulla riva est del lago: ora l'Alpago era alle mie spalle, fatta eccezione per il tratto più a nord; il Gruppo della Schiara invece era difronte a me e si ergeva in tutta la sua possanza. Soddisfatto della spiaggia trovata, ricca di primi piani interessanti, attesi con pazienza il tramonto conversando con un altro paio di fotografi giunti sulla sponde per rubare uno scorcio: il freddo, però, li fece gettare la spugna...
Dopo un'ora dal mio arrivo, il sole si accingeva a varcare il confine dell'orizzonte: la luce non era delle migliori, il cielo piatto e monotono per l'assenza di nuvole... portai a casa comunque un paio di scatti.
La sera abbracciava ora le acque del lago; prima di rientrare decisi di fare il giro di quello specchio santo... Superato il bivio tra Belluno e Vittorio Veneto, ecco riapparire alla mia sinistra fiero e solenne quell'acrco dolomitico... Già nella mia mente stavo facendo un po' di conti per capire quando sarei potuto tornare, ma lo spettacolo che si presentò ai miei occhi mi impedì di proseguire. Tra le guglie delle vette, la luna piena stava facendo capolino: l'effetto ottico la faceva apparire come un'enorme palla con una fievole luce, che permetteva di distinguere perfettamente le rugosità della sua crosta. Mi affrettai ad accostare l'auto nella prima piazzola di sosta; il prima possibile piazzai la D40 con il mio Nikkor 18-55 sul treppiedi alquanto instabile sul ciglio della tangenziale: non ero solo, altri automobilisti, vista la scena, avevano accostato l'auto per immortalare quell'attimo divino. Ho provato subito un paio d'inquadrature d'istinto, cercando di dare maggior profondità alla scena inserendo nella parte inferiore una paio di barchette ormeggiate ad alcuni metri dalla riva. Ma nessuna riportava minimamente la vastità dello spettacolo! Così l'unica soluzione era di tentare una panoramica: sapevo, visto l'angolo di campo da includere, che dovevo tenere un'inquadratura abbastanza ampia e così ho impostato la lunghezza focale a 24mm per scattare in orizzontale. Tra eccitazione e necessità di trovare un buon centro di rotazione per la realizzazione dello scatto, lì per lì mi dimenticai di correggere anche il diaframma per ridurre il più possibile il tempo di esposizione. Questo mi avrebbe dato la sicurezza di aver fatto il possibile per evitare artefatti, visto il movimento rapido della luna... Restò impostato a f/11 con un tempo di esposizione pari a 5", mantenendo la sensibilità ISO di 200 per cercare di evitare più rumore possibile. Ora non restava che premere lo scatto remoto e riposizionare l'inquadratura ad ogni foto, facendo attenzione a sovrapporne la parte necessaria per consentire la successiva fusione dei 7 scatti realizzati.
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