Una tranquilla sera di fine inverno, avevo da poco acquistato il mio primo obiettivo: un Nikkor 12-24 f/4 usato e quella sembrava poter essere una buona occasione per testarlo sul campo! Meta stabilita era il Lago di Fimon, uno specchio d'acqua naturale di particolare interesse ornitologico, situato ai limiti della città di Vicenza ai piedi dei Monti Berici.
L'altezza delle colline circostanti, però, non lo rendono un luogo molto adatto ad una vera e propria sessione di scatti paesaggistici. Nonostante ciò, mi incamminai lungo la sua sponda alla ricerca di qualche composizione, mentre il sole già stava calando alle mie spalle, sopra la chiesa di Lapio. In cielo nessuna nuvola... i rari accessi alla riva non presentavano alcuna attrazione... alcuni tronchi spogli qua e là stuzzicavano qualche composizione minimalista contro il cielo azzurro intenso dell'ora blu, ma era impossibile isolare il soggetto principale dagli elementi che lo abbracciavano in quella natura così umanizzata.
Sconsolato per non aver trovato nemmeno una possibilità per mettere alla prova il nuovo gioiellino, mi incamminai mesto verso l'auto; l'ora di cena era prossima e anche la fame iniziava a farsi sentire. Ma come misi il primo piede nella casa dei porciglioni (è come personalmente ho denominato la sponda nord-ovest del lago, una zona poco battuta dai chiassosi visitatoti del luogo, zona dove questi uccelli nidificano), sentii una voce che mi chiamava alle spalle: non era un suono umano, nemmeno il richiamo della civetta incontrata poco prima... era il mio istinto che mi aveva spinto a voltare il capo verso la luna nascente. Rossa, con una luce fioca, si districava tra i fitti rami di robinia che popolavano la sponda. Rincuorato dalla visione, mi affrettai a provare un paio di scatti, immerso nel fango... e fu proprio il fango a convincermi ad abbandonare la postazione per ritirami: però, non fu una ritirata che testimoniava la fine della guerra!
Avevo perso numerose battaglie quella sera, ma mi restava ancora un'opportunità e, come vi dicevo, fu proprio il fango ad ispirarmi! Come!? Mi ritornò in mente che erano parecchi giorni che il tempo era avverso e le piogge abbondanti: quella era la prima serata con cielo sereno... avevo scoperto l'autunno precedente che l'avamposto panoramico, situato a fianco del circolo velico, in caso di abbondanti piogge si allagava! Con la speranza di trovare ciò che immaginavo, mi affrettai a raggiungerlo. Era lì, come era stato dipinto nei miei pensieri.
Montata la fedele D40 con la nuova ottica sul treppiede alla massima altezza, non mi restava che inquadrare: la panchina immersa fino alle caviglie ed il suo riflesso erano un elemento di primo interesse! Sullo sfondo il profilo della collina di Chiesa Vecchia scendeva dolcemente fino alla pianura per tuffarsi nei caldi colori con cui l'inquinamento luminoso tingeva la coda della perturbazione ormai lontana. La luna, già alta sopra l'orizzonte, si faceva ora coccolare teneramente da alcune soffici nuvole... la compo era fatta, bastava stabilire tutti i parametri di scatto!!
Chiusi il diaframma anche più del necessario dettato dalla profondità di campo per prolungare di uno stop l'esposizione: decisi comunque di non andare oltre ad f/11 per ottenere il massimo della qualità del 12-24. Gli ISO sempre impostati a 200 mi davano un tempo approssimativo di 90" (il tempo di esposizione l'ho calcolato nel solito modo, cioè aprendo al massimo il diaframma e alzando gli ISO il più possibile: lo scatto che otterremo ci permetterà di calcolare con buona precisione il nostro dato quando la posa supera i 30"): valutato a spanne il vento, decisi che era sufficiente per ottenere un effetto mosso sulle nubi.
L'altezza delle colline circostanti, però, non lo rendono un luogo molto adatto ad una vera e propria sessione di scatti paesaggistici. Nonostante ciò, mi incamminai lungo la sua sponda alla ricerca di qualche composizione, mentre il sole già stava calando alle mie spalle, sopra la chiesa di Lapio. In cielo nessuna nuvola... i rari accessi alla riva non presentavano alcuna attrazione... alcuni tronchi spogli qua e là stuzzicavano qualche composizione minimalista contro il cielo azzurro intenso dell'ora blu, ma era impossibile isolare il soggetto principale dagli elementi che lo abbracciavano in quella natura così umanizzata.
Sconsolato per non aver trovato nemmeno una possibilità per mettere alla prova il nuovo gioiellino, mi incamminai mesto verso l'auto; l'ora di cena era prossima e anche la fame iniziava a farsi sentire. Ma come misi il primo piede nella casa dei porciglioni (è come personalmente ho denominato la sponda nord-ovest del lago, una zona poco battuta dai chiassosi visitatoti del luogo, zona dove questi uccelli nidificano), sentii una voce che mi chiamava alle spalle: non era un suono umano, nemmeno il richiamo della civetta incontrata poco prima... era il mio istinto che mi aveva spinto a voltare il capo verso la luna nascente. Rossa, con una luce fioca, si districava tra i fitti rami di robinia che popolavano la sponda. Rincuorato dalla visione, mi affrettai a provare un paio di scatti, immerso nel fango... e fu proprio il fango a convincermi ad abbandonare la postazione per ritirami: però, non fu una ritirata che testimoniava la fine della guerra!
Avevo perso numerose battaglie quella sera, ma mi restava ancora un'opportunità e, come vi dicevo, fu proprio il fango ad ispirarmi! Come!? Mi ritornò in mente che erano parecchi giorni che il tempo era avverso e le piogge abbondanti: quella era la prima serata con cielo sereno... avevo scoperto l'autunno precedente che l'avamposto panoramico, situato a fianco del circolo velico, in caso di abbondanti piogge si allagava! Con la speranza di trovare ciò che immaginavo, mi affrettai a raggiungerlo. Era lì, come era stato dipinto nei miei pensieri.
Montata la fedele D40 con la nuova ottica sul treppiede alla massima altezza, non mi restava che inquadrare: la panchina immersa fino alle caviglie ed il suo riflesso erano un elemento di primo interesse! Sullo sfondo il profilo della collina di Chiesa Vecchia scendeva dolcemente fino alla pianura per tuffarsi nei caldi colori con cui l'inquinamento luminoso tingeva la coda della perturbazione ormai lontana. La luna, già alta sopra l'orizzonte, si faceva ora coccolare teneramente da alcune soffici nuvole... la compo era fatta, bastava stabilire tutti i parametri di scatto!!
Chiusi il diaframma anche più del necessario dettato dalla profondità di campo per prolungare di uno stop l'esposizione: decisi comunque di non andare oltre ad f/11 per ottenere il massimo della qualità del 12-24. Gli ISO sempre impostati a 200 mi davano un tempo approssimativo di 90" (il tempo di esposizione l'ho calcolato nel solito modo, cioè aprendo al massimo il diaframma e alzando gli ISO il più possibile: lo scatto che otterremo ci permetterà di calcolare con buona precisione il nostro dato quando la posa supera i 30"): valutato a spanne il vento, decisi che era sufficiente per ottenere un effetto mosso sulle nubi.
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