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27 ottobre 2009

D40 Double Zoom Kit

Considerazioni dopo due anni di utilizzo

Ho acquistato la mia prima reflex a fine agosto 2007, in occasione dei 90 anni di Nikon: la D40 con il Double Zoom Kit che comprendeva il Nikkor AF-S DX 18-55 mm f/3.5-5.6G ED II e il Nikkor AF-S DX 55-200 mm f/4-5.6G IF-ED.

Dopo due anni di utilizzo e viste le numerose domande chi mi sono state poste su questa attrezzatura, ho deciso di scrivere le mie considerazioni in tre articoletti:

- Considerazioni sulla Nikon D40
- Considerazioni sul Nikkor AF-S DX 18-55 mm f/3.5-5.6G ED II (in via di costruzione)
- Considerazioni sul Nikkor AF-S DX 55-200 mm f/4-5.6G IF-ED




Considerazioni sulla Nikon D40

Essendo un assoluto neofita nel campo della fotografia, decisi di orientarmi su una entry level che mi garantisse un buon rapporto semplicità di utilizzo/qualità dell’immagine. Inoltre, il suo prezzo assolutamente competitivo mi spinse a scegliere questo modello anziché i corrispettivi delle altre case (al momento dell’uscita era il più economico in assoluto!).

Le considerazioni riportate in seguito vengono dalla mia esperienza sul campo. Non ho mai fotografato con diversi corpi macchina e ho spremuto la D40 in campo prettamente paesaggistico e naturalistico.



Caratteristiche tecniche

Per le specifiche tecniche complete rimando alla sezione dedicata del sito ufficiale: Specifiche Tecniche D40

La principali caratteristiche che saltano subito all’occhio sono:

-
sistema di messa a fuoco inesistente (questo permette sì di ridurre costo e peso in modo considerevole, ma impedisce l’utilizzo di ottiche non dotate di Silent Wave Motor, quali ad es. il 50 mm f/1.8, se non con messa a fuoco manuale);
- il
peso, anche se non è la reflex più leggera sul mercato (il corpo macchina della D300 pesa 825 g senza batteria; la Canon EOS 350D, sua rivale al momento dell’uscita, e le Nikon D60 e la nuova D3000 circa la eguagliano, pesando soli 10 g in più; il peso è superiore solo alla nuova Canon 1000D con i suoi 450 g. Per avere un confronto, basti anche pensare che il Nikkor 12-24 f/4 da solo pesa 490 g!);
- le
dimensioni, paragonabili comunque alle rivali della sua categoria (in genere le Nikon hanno le stesse dimensioni, mentre le Canon di nuova generazione hanno proporzioni leggermente differenti con i loro 129 x 97,5 x 62 cm).
-
pixel effettivi (sono molto pochi in confronto a quelli garantiti dalle concorrenti che si aggirano tra i 10 e i 12 megapixel);
-
sensibilità ISO (limitata la scelta degli ISO in casa Nikon con incrementi di solo 1 EV; in casa Canon la nuova 1000D consente un range maggiore passando dai 100 ai 1600 ISO con incrementi di 1/3 EV).



Riflessione sulle caratteristiche tecniche

Quando Nikon fece uscire la D40, le sue caratteristiche erano assolutamente innovative e concorrenziali, anche se in breve tempo fu soppiantata dall’esponenziale crescita tecnologica delle varie case (l’uscita della Canon EOS 350D da 8 megapixel ha richiesto a casa Nikon un immediato aggiornamento con la D40x). La D40 costituiva la reflex più economica disponibile sul mercato per i neofiti, volenterosi di imparare, limitando però i costi della gavetta!

Questa
entry level consente di ottenere foto di buona qualità utilizzando il comodo menu di accesso rapido quale è il Digital Vari-Program: la reflex studierà per noi le caratteristiche della scena che stiamo inquadrando! Ma il risultato non sarà mai paragonabile a quello che otterremo se acquisiamo il controllo di tutti i parametri consentiti. Infatti è solo conoscendo a fondo le potenzialità e le pecche di questa fotocamera che potremmo sfruttarla al meglio! Conoscere a fondo i principi della fotografia (diaframma, sensibilità ISO, profondità di campo, etc. …) è indispensabile per assumere il controllo del mezzo.

Ho effettuato fino ad oggi migliaia di scatti tra test e escursioni (basti pensare che le prime volte che utilizzavo la reflex in escursioni di una giornata portavo a casa tranquillamente 1000 foto da selezionare!). Ho utilizzato la reflex in piena afa estiva con temperature che si aggiravano intorno ai 35-40°C e l’ho portata con me nel freddo delle notti invernali fino a temperature che si spingevano ben sotto lo zero (ho effettuato un test anche a -5°C)!

Ciò che più ha fatto parlare della D40 è stata l’assenza di un sistema di messa a fuoco: questa caratteristica limita l’utilizzo di alcune ottiche (quelle non dotate di
Silent Wave Motor, che sarà possibile utilizzare solo con messa a fuoco manuale), ma a mio avviso non limita affatto la qualità dell’immagine che possiamo ottenere e tanto meno la nostra fantasia: sono numerose le ottiche compatibili, di qualità e prezzo differenti in base alle nostre esigenze e alle nostre tasche. L’interfaccia molto semplificata rispetto le reflex presenti sul mercato, ne rendevano più chiaro (non immediato) l’utilizzo. Il display di 2,5 pollici mostra tutti i dati necessari per fare una foto: dalla velocità di otturazione fino alla sensibilità, passando per la qualità dell'archivio o il punto di messa a fuoco. Incorpora anche un'illustrativa rappresentazione grafica del diaframma, che aiuta i principianti a capire la relazione tra il numero F e la quantità di luce che giunge al sensore. Ma credo che le caratteristiche principali di questo corpo macchina siano facilmente evidenziabili da chiunque; vorrei, invece, provare a scovare quali sono i veri limiti di questa fotocamera e capire se è possibile arginarli.



L’esposimetro

La principale “pecca” ritengo sia l’esposimetro: affidarsi completamente ad esso, ad esempio scattando in a priorità di diaframmi (A), ritengo sia una bella scommessa! I tre differenti sistemi di misurazione esposimetrica (
Color Matrix 3D II, Ponderata Centrale, Spot) garantiscono una buona versatilità di utilizzo, ma nella maggior parte delle situazioni di luce non si deve pensare che l’esposimetro faccia i miracoli! È necessario il nostro intervento, che andrà ad ottimizzare l’esposizione compensando con gli equivalenti. Ma anche così facendo spesso mi sono trovato con fotografie sotto o sovraesposte.

Il primo accorgimento che possiamo adottare è quello di scattare in
NEF anziché in JPG: questo ci permette di recuperare parzialmente le cose in fase di post produzione (pp).
In seconda istanza, possiamo utilizzare i potenti mezzi della tecnologia dell’era digitale: l’
istogramma e le alte luci! Una volta eseguito, lo scatto apparirà sul monito LCD della nostra fotocamera: questo ci darà la possibilità di studiare i vari parametri di scatto (nell’era dell’analogico era necessario munirsi di carta e penna e rimandare tutto alla fase dello sviluppo!) così come l’istogramma (nel quale controlleremo l’esposizione generale della foto) e le alte luci (verificheremo che la foto non sia sovraesposta, cioè che non ci siano bianchi bruciati). [per informazioni sull’istogramma rimando ad un articolo di E.A. Juza: Esposizione e Istogramma]

Dopo un po’ di tempo personalmente ho imparato a calcolare ad occhio l’esposizione e poi ottimizzarla verificando l’istogramma e le alte luci dello scatto di prova. Chiaro che questa tecnica non va bene nel momento in cui si deve cogliere l’attimo come in fotografia sportiva! Ma se abbiamo la possibilità di studiare un minimo la scena, per me è diventata la più rapida ed economica. Scattando in A sarà necessario eseguire almeno 4 passaggi per settare la modalità di misurazione esposimetrica, senza considerare che magari devo avvicinarmi o zoomare sul soggetto per far si che l’esposimetro calcoli correttamente il tempo (l’esposimetro ha comunque un raggio limitato!)… personalmente preferisco scattare in manuale (M) ed essere io a dettar legge.



La sensibilità ISO

La sensibilità ISO (da 200 a 1600 con step di 1 EV) è sicuramente limitata; per il campo paesaggistico manca a mio avviso la possibilità di scendere a 100 ISO, cosa però comune a diverse reflex di casa Nikon. Ma la caratteristica che trovo più limitante di questa categoria è la possibilità di salire/scendere di uno stop alla volta; potremmo scegliere esclusivamente tra i 200 – 400 – 800 – 1600 ISO! Solo in automatico la reflex può modificare la sensibilità di 1/3 di EV, cosa che a dire la verità non mi spiego!

Vediamo alcuni esempi in situazione di luminosità differente: 1) luce naturale diurna; 2) luce artificiale.

1) Luce naturale diurna:


Foto 1: ISO 200, 1/100”, f/11, ev -1, 12mm, WB AUTO


Foto 2: ISO 400, 1/200”, f/11, ev -1, 12mm, WB AUTO


Foto 3: ISO 800, 1/400”, f/11, ev -1, 12mm, WB AUTO


Foto 4: ISO 1600, 1/800”, f/11, ev -1, 12mm, WB AUTO

Cliccando sulle immagini sarà possibile visualizzarle a formato pieno (3008x2000): sarà così possibile valutare a fondo la qualità dei singoli scatti. Ogni scatto è privo di ogni elaborazione. Tutte le foto sono state eseguite con Nikon D40 e Nikkor 12-24 f/4.

La qualità dell’immagine in condizione di luce naturale diurna (giornata nuvolosa; come vedremo in seguito, le cose cambiano in condizioni di luce estreme, quali sono quelle della fotografia notturna) scade man mano che si alzano gli ISO, ma la perdita di qualità a mio avviso non è assolutamente di entità considerevole dato il mezzo nelle nostre mani. Come si vede negli esempi, già a 400 ISO nelle ombre si può notare l’effetto pixel, nulla comunque che ne pregiudichi la stampa in grande formato; a 800 ISO i pixel si vedono un po’ in tutta la fotografia. Saremo però in grado di scattare tranquillamente a 800 ISO in condizioni di luce difficile ottenendo un buon compromesso. Vi mostro un ulteriore esempio.

La foto così come pronta per il web:




Un ritaglio al 100% privo di ogni elaborazione:



Cliccando sulle immagini sarà possibile valutarne la qualità a pieno formato.

Trattandosi di un corpo macchina
entry level, per me la qualità dell’immagine è di assoluto rilievo! Concordo che se siamo appassionati del genere o che se la foto è destinata a pubblicazioni e stampe, la D40 non possa reggere il confronto con le sorelle maggiori! Bisogna sapersi accontentare…


2) Luce artificiale (lampadina al tungsteno da 230V):


Foto 1: ISO 200, 6”, f/11, ev -1, 12mm, WB Incandescenza


Foto 2: ISO 400, 3”, f/11, ev -1, 12mm, WB Incandescenza


Foto 3: ISO 800, 1.6”, f/11, ev -1, 12mm, WB Incandescenza


Foto 4: ISO 1600, 1/1.3”, f/11, ev -1, 12mm, WB Incandescenza


Cliccando sulle immagini sarà possibile visualizzarle a formato pieno (3008x2000): sarà così possibile valutare a fondo la qualità dei singoli scatti. Ogni scatto è privo di ogni elaborazione. Tutte le foto sono state eseguite con Nikon D40 e Nikkor 12-24 f/4.

Qui la situazione diventa più estrema: la scarsa luminosità obbliga a prolungare il tempo di esposizione, facendo emergere maggiormente quello che è il rumore. Mentre a 200 e 400 ISO la qualità della nostra immagine è soddisfacente (il rumore presente è facilmente rimovibile in pp), già a 800 ISO si ha un calo considerevole della qualità; ancor peggio a 1600 ISO. Anche qui, non mi sento di sentenziare l’impossibilità di utilizzo, dipenderà molto da quello che vorremo fare con la nostra foto! Ad esempio, sono un amante della fotografia notturna e in particolar modo della fotografia paesaggistica con stelle puntiformi. Per ottenere queste foto c’è solo un modo: sparare gli ISO a tutta! La qualità è scarsa, ma l’impatto emotivo della foto per me vale il gioco: ovvio che non manderò mai in stampa una foto del genere, per quanto mi riempia di emozione e soddisfazione!!


Foto così come pronta per il web:



Ritaglio 100% elaborati e non:



Cliccando sulle immagini sarà possibile valutarne la qualità a pieno formato. I ritagli sono al 100%; l'eventuale elaborazione ha previsto: livelli, riduzione rumore, desaturazione applicati con Photoshop.

In questo caso c’è poco da fare per ovviare a questo limite: innanzitutto potremmo giocare il più possibile con il diaframma e la profondità di campo per accorciare il tempo di esposizione. In seconda istanza potremmo montare la nostra reflex su un valido supporto (treppiede) in modo da evitare il mosso. Ma se il nostro intento è di congelare un istante in condizioni di luce estrema, beh per me conviene mettere via la D40 e godersi il momento! Ovvio che se non avremmo problemi legati al tempo di esposizione, la nostra scelta ricadrà su ISO bassi (200) e diaframma sufficientemente chiuso, garantendo la migliore qualità possibile.

Come detto in precedenza, trovo molto limitante la scarsa possibilità di scelta in manuale: ma visto il pubblico a cui è destinato questo corpo macchina, non credo che la cosa sia così rilevante, soprattutto per chi come me è appassionato di fotografia paesaggistica.



La regolazione del bilanciamento del bianco (WB)

Anche qui molto probabilmente il pubblico che usufruirà di questa fotocamera non lo percepirà come un limite. Per me l’assenza di un selettore di gradi Kelvin rende molto macchinoso il calcolo del WB. Anche la resa in presenza di luce artificiale qual è quella data da luci fluorescenti o al tungsteno lascia a desiderare (vedi es. riportati per lo studio della sensibilità ISO): questo ritengo sia il vero limite della D40 in questa funzione.

Ma veniamo al calcolo del
WB in campo paesaggistico: le opzioni preimpostate sicuramente ci agevolano il compito (WB: auto, sole diretto, nuvoloso, ombra), ma da qui a capirne il risultato ci vuole una certa abitudine!! Infatti il menu rapido ci consente di impostare solamente queste opzioni ad accesso rapido (tramite il tasto “?” è possibile conoscere all’incirca la temperatura in gradi Kelvin dell’opzione che desideriamo selezionare); il menu di ripresa, invece, ci da la possibilità di corregge di ±3 step la temperatura, ma non è dato a sapere però il range di incremento in gradi Kelvin di ciascuno step. Perciò, ho deciso di eseguire un rapido test per calcolarlo empiricamente.

Ho eseguito 3 sessioni di scatti di 7 fotografie ciascuno a differenti
WB:

1) superficie bianca in ombra:


WB: Ombra
7 foto (-3, -2, -1, 0, +1, +2, +3)


2) soggetto in ombra:


WB: Ombra
7 foto (-3, -2, -1, 0, +1, +2, +3)


3) soggetto al sole:


WB: Sole diretto
7 foto (-3, -2, -1, 0, +1, +2, +3)


Le foto sono state realizzate con Nikon D40 e Nikkor 55-200 f/4-5.6; i NEF sono poi stati aperti in Camera Raw per il calcolo dei gradi Kelvin corrispondenti.

Come è facilmente deducibile dagli esempi sopra riportati, a ciascuno step corrisponde una temperatura in gradi Kelvin prestabilita e costante; però il range di incremento di ogni step non è costante.
Questo fatto complica notevolmente le cose, rendendo assolutamente macchinoso impostare la temperatura desiderata. Personalmente scelgo sempre un
WB standard (auto, sole diretto, nuvoloso) che poi vado a perfezionare in caso sia necessario in pp. Se non si fosse dotati di un programma in grado di farlo e fosse necessario eseguire questa operazione on camera, la cosa sarebbe disastrosa! Sarebbe necessario avere un foglietto con riportate le temperature per ogni step; senza considerare la scarsa accessibilità a questo menu di selezione. Oppure bisognerebbe procedere in modo empirico. Insomma, un procedimento del tutto fuorché semplice e che ci farebbe perdere almeno il 50% delle occasioni!



Il monitor e i menu di selezione

Come accennavo prima, il sistema utilizzato dalla D40 ha sicuramente dei pregi (intuitività, fondamentale per un principiante), ma ahimè anche difetti.
Su tutti la lentezza a navigare nel menu: la disposizione dei vari elementi è sufficientemente ben gestita, ma la rapidità di risposta dei comandi è tutto fuorché immediata. Questo fa sì che la navigazione attraverso le funzioni e le impostazioni risulti abbastanza tediosa, prolungando inevitabilmente i tempi di settaggio che in alcune occasioni sarebbe bello fossero nulli!

Anche la selezione di alcune opzioni a volte risulta artificiosa: prendiamo ad esempio la modalità di scatto (premetto di non conoscere il funzionamento in materia di altri corpi macchina; il ragionamento che ne verrà fuori sarà basato esclusivamente sulla personale praticità d’uso). Se voglio eseguire una serie di autoscatti, dovrò reimpostare la funzione al termine di ogni foto!! Concorderete con me che la cosa è abbastanza poco economica… Personalmente poi, nel momento in cui accendo la reflex, mi piacerebbe trovare le impostazioni così come erano state settate prima di spegnerla.

Venendo al monitor, come tutti i modelli di “vecchia generazione”, è sprovvisto di
Live View; la cosa non importa nella maggioranza delle situazioni, anche perché l’immagine attraverso il mirino risulta sufficientemente leggibile e risparmiare la batteria non è mai una cattiva cosa. In particolari circostanze però, ad es. quando siamo costretti a fotografare in spazi angusti o ad altezze molto basse, la possibilità di avere un monitor orientabile e dotato di Live View non sarebbe affatto male…

I pulsanti sulla fotocamera sono limitati al minimo indispensabile: ottima cosa per far sì che il neofita acquisti pian piano dimestichezza con il gioiellino che ha tra le mani. Ma nel momento in cui si è pratici in materia, avere qualche pulsante di accesso rapido in più non sarebbe affatto male (esiste la possibilità di preselezionare un accesso rapido con il pulsante
Fn tra le seguenti caratteristiche: autoscatto, modo di scatto, qualità/dimensione foto, sensibilità ISO, WB). Inoltre, altra carenza, di cui i più nemmeno si accorgeranno, è l’assenza del tasto per la profondità di campo: in fotografia paesaggistica ritengo che l’uso di filtri digradanti neutri sia a volte una mano santa! Capire dove posizionare il passaggio del filtro solamente guardando attraverso il mirino a volte è frustrante e questa funzione risulterebbe essere davvero preziosa per imparare. Ma ripeto, forse questa è una fissa di un fotoamatore che richiede per le sue esigenze ben più di quello che concede una entry level.



La durata della batteria

Di certo la batteria della D40 non garantisce miracoli nelle situazioni estreme! Di norma la casa dichiara una durata di 470 foto utilizzando lo scatto singolo; se non si scatta in situazioni difficili si possono ottenere una quantità di fotografie ben maggiore di quanto dichiarato.

Non ho ancora effettuato dei test veramente al limite per le alte temperature, mentre mi sono trovato più di una volta a scattare sotto zero.

Esponendo direttamente la fotocamera a queste temperature potremmo effettuare non più di 10-20 scatti. Sarà necessario adottare degli accorgimenti: sacchetti antigelo, esporre per il minor tempo possibile la fotocamera al freddo, ripararla dal vento, etc. ma quello che trovo più soddisfacente è mettere la sciarpa di lana alla reflex! Eh sì, questa isola quasi perfettamente la fotocamera, consentendovi di scattare come se vi trovaste a temperature nettamente superiori, lasciando la possibilità di accedere ai vari menu (potrei brevettarla!).

A quanto ne so, siamo in grado di prolungare la nostra possibilità di scattare in ambiente interno sfruttando l’adattatore
CA EH-5 collegabile ad una presa di corrente, mentre ciò non è possibile quando si scatta all’esterno (cosa ad es. possibile con la Nikon D300 sfruttando il Multy-Power Battery Pack MB-D 10); questo lo considero un deficit davvero importante per chi compie escursioni e viaggi in posti in cui l’elettricità non è così facilmente fruibile: è necessario munirsi di ulteriori batterie da portare sempre con sé! Sarebbe meglio avere tutto in un unico pezzo…



Caratteristiche non testate

Ci sono alcune proprietà della fotocamera che purtroppo non ho testato a fondo: 1) scatto continuo; 2) flash; 3) menu ritocca.

1) Scatto continuo:
La casa dichiara una velocità di scatto pari a 2,5 fotogrammi per secondo per un massimo di 100 scatti (dimensioni grandi o piccole in formato
JPEG FINE). La prestazione come velocità non era al momento dell’uscita sul mercato tra le più soddisfacenti, ma la possibilità di scattare fino a 100 foto in 40” era sorprendente!
Scattando in
Nef però le cose cambiano: nel primo secondo la reflex scatta ad una velocità circa pari a quella dichiarata, per poi diminuire scattando poco più di 1 fotogramma per secondo.

2) Falsh incorporato:
Il piccolo flash-in consente una compensazione da -3 a +1 EV con incrementi di 1/3 EV. Non è sicuramente utilizzabile se si desidera un’illuminazione di un’ampia scena: questo per il raggio di illuminazione ridotto. Ho avuto però modo di sfruttarlo qualche volta per illuminare soggetti in condizioni di luce particolari riuscendo così a portare a casa scatti altrimenti impensabili (persone in controluce all'ora blu!).

3) Menu ritocca:
Trovo che le funzioni di questo menu possano aiutare in minima parte chi non è provvisto di un programma per la pp. Ho utilizzato esclusivamente in un’occasione la funzione Sovrapponi immagine per ottenere un effetto creativo.



Conclusioni

Pro:
- leggerezza;
- intuitività dei comandi (grazie anche al menu di spiegazione disponibile on-camera per tutte le funzioni)
- prezzo;
- robustezza, nonostante sia costruita in plastica;
- qualità dell’immagine con bassi livelli di rumore.

Contro:
- limitazione del range sensibilità ISO (mancano i 100 ISO e la possibilità di incrementare la sensibilità di 1/3 di EV);
- navigazione nei menu;
- limitazione dell’autonomia;
- limitazione della dimensione dell’immagine per il sensore da 6 megapixel;
- limitazione nella praticità di messa a fuoco per la presenza di soli 3 punti per la messa a fuoco.

Traendo le conclusioni, credo che la D40 sia una reflex
entry level ancora assolutamente competitiva con le fotocamere di nuova generazione per chi è un assoluto neofita del mondo della fotografia. Il suo prezzo ormai nullo è davvero un ottimo compromesso per tutte le tasche (a parer mio non vale la pena di acquistare una compatta se non per una questione di dimensioni!). Fatta eccezione per esigenze particolari, i 6 megapixel garantiscono una stampa di qualità 20x30 cm senza alcun intervento.

Sitografia: Nikon D40: recensione

4 commenti:

Stefano Cuccolini ha detto...

Che recensione! complimenti Enrico! non voglio pensare quanto lavoro ci sia dietro...davvero ben fatta!

Enrico ha detto...

Grazie Stefano per il tuo riscontro positivo!!
Alla fine mi è bastata una mattinata per fare il tutto, anche perchè la maggior parte delle considerazioni le avevo già in mente!! Si è trattato solo di metterle giù con ordine ed effettuare al volo gli scatti esempio!

Luca ha detto...

I casi sono due:

- o ti ha pagato la Nikon
- o ti sei sbattuto veramente tanto per scrivere cotanta recensione

Visto che ti conosco, propendo per la seconda ipotesi e ti faccio i miei più sinceri complimenti per l'accuratezza del tuo articolo e per la perizia e minuziosita con la quale hai documentato ogni singola affermazione che hai scritto.

Ottimo lavoro Enrico.

Luca

Enrico ha detto...

=D
Grazie infinite Luca!! E mi sa che immaginavi bene, perchè io soldi non ne ho visti =D

A presto!!

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